Di Cecilia Domenichini
Le nuove tecnologie stanno sempre più entrando nelle nostre vite quotidiane e pervadono non solo la nostra vita privata ma anche quella lavorativa. La rivoluzione digitale sta fortemente influenzando il modo in cui le persone lavorano: ad esempio, l’intelligenza artificiale ha fatto sì che varie mansioni oggi siano svolte in maniera sempre più automatizzata e, di conseguenza, ciò ha consentito di velocizzare procedure e operazioni che prima richiedevano un effort maggiore in termini di tempo e risorse.
Se ormai è noto a molti come le tecnologie più tradizionali possano facilitare la gestione del carico lavorativo, meno conosciuto è l’utilizzo di tecnologie emergenti nell’ambito della formazione aziendale nella riduzione dello stress lavoro-correlato e in altre soft skills: oggi il digitale non opera come mero “sostituto” dell’essere umano, ma, se gestito e supervisionato da professionisti competenti, può offrire un supporto per il benessere lavorativo e favorire l’empowerment delle risorse umane. Si tratta di un cambio di paradigma rivoluzionario, che vede le tecnologie non solo come ausilio, ma come agenti di crescita e trasformazione.
In questo contesto, la Realtà Virtuale rappresenta uno strumento innovativo e altamente coinvolgente, utile sia per il miglioramento del benessere produttivo, sia per il potenziamento di numerose altre importanti competenze trasversali. E proprio la Realtà Virtuale è al centro del metodo Augmented Corporate, una nuova prospettiva per lo Stress e il Change Management basata sulle più recenti ricerche in ambito neuroscientifico. Le esperienze di Realtà Virtuale proposte in Augmented Corporate consistono in filmati immersivi originali, progettati secondo protocolli evidence-based e fruibili tramite appositi visori. Realizzate da un team multidisciplinare composto da psicologi delle organizzazioni, neuroscienziati, art director, designer e artisti visivi e sonori, queste esperienze sono pensate per favorire il recupero dallo stress lavoro-correlato, promuovere la crescita personale e di gruppo e migliorare la comunicazione all’interno dei team.
Ma perché integrare la Realtà Virtuale nei percorsi di gestione dello stress e nello sviluppo delle Soft Skills? Quali sono le evidenze che supportano questo approccio? E qual è il reale valore aggiunto offerto da questa tecnologia immersiva in confronto con i programmi di formazione e intervento tradizionali? Vediamolo insieme.
LA REALTA' VIRTUALE PER LO STRESS MANAGEMENT
Gli interventi di gestione dello stress sono sempre più adottati nei luoghi di lavoro. Si tratta di percorsi che possono essere rivolti a dipendenti che stanno attraversando un periodo particolarmente stressante, oppure, in un’ottica preventiva, possono essere somministrati a tutti i lavoratori indistintamente (Tetrick et al., 2011). Diverse ricerche hanno dimostrato che interventi come workshop psicoeducativi sullo stress, lo yoga, la mindfulness e le tecniche di respirazione profonda, aumentano il benessere e il rilassamento, riducendo anche indicatori fisiologici dello stress, come l'alta pressione sanguigna e la frequenza cardiaca (e.g. Li et al., 2020). Tuttavia, molti di questi interventi sono difficilmente compatibili con ritmi di lavoro particolarmente frenetici come quelli odierni, e per i lavoratori risulta dunque difficile impegnarsi adeguatamente in queste attività (Nahar & Gurav, 2018).
Le tecnologie immersive, come la realtà virtuale (RV), possono rappresentare una valida alternativa per promuovere il benessere lavorativo: risultando efficienti in termini di praticità e di tempo e altamente coinvolgenti, questi strumenti possono offrire ai lavoratori la possibilità di recupero dallo stress quotidiano senza che debbano fisicamente lasciare il proprio luogo di lavoro (e.g. Riches et al., 2021). In questo contesto, la RV viene utilizzata prevalentemente per immergere i lavoratori in ambienti naturali: la natura virtuale, infatti, proprio come quella del mondo reale, è in grado di aumentare l'attività parasimpatica e abbassare la pressione sanguigna, migliorando il benessere e l'umore e riducendo lo stress (Riches et al., 2024).
Il perché l’esposizione alla natura, reale o virtuale, abbia un impatto così benefico è riconducibile alla teoria del recupero dallo stress (Ulrich, 1991) e alla teoria del ripristino dell'attenzione (Kaplan, 1995).
Secondo la Stress Recovery Theory (Ulrich, 1991), gli elementi naturali sono intrinsecamente collegati ai luoghi in cui si è evoluta la nostra specie: paesaggi naturali ricchi di vegetazione lasciano un’impressione di ricchezza di risorse e di sicurezza per la sopravvivenza (Baroni, 2008). L'esposizione a tali ambienti, dunque, attivando il sistema nervoso autonomo parasimpatico, riduce lo stress e induce uno stato di rilassamento, apportando benefici sia alla salute psicologica che fisica.
Rispetto invece alla teoria del ripristino dell’attenzione (Kaplan & Kaplan, 1995), questa si fonda sulla distinzione tra due tipi di attenzione:
1. Attenzione diretta e volontaria, che in situazioni di sforzo prolungato è sottoposta all’affaticamento;
2. Attenzione involontaria e automatica, chiamata fascination, legata all’esplorazione libera degli ambienti naturali.
La teoria suggerisce che, nel momento in cui si affronta un compito che richiede un’attenzione focalizzata e prolungata, le risorse attentive si esauriscono progressivamente, generando fatica mentale. Gli ambienti naturali contribuiscono invece a stimolare l'attenzione involontaria, permettendo ai meccanismi di attenzione diretta di rigenerarsi: la richiesta di attenzione diretta in questi contesti è minima, facilitando quindi il recupero dalla fatica cognitiva.
Secondo gli studi presi in considerazione nella la review di Riches et al. (2024), l’esposizione a scenari naturali virtuali ha effetti positivi non solo sul recupero dallo stress, ma anche sul benessere e sulla produttività., Ciò rende dunque evidente la convenienza dell’utilizzo delle realtà virtuale per questo scopo, in particolare per chi non ha la possibilità di accedere ad ambienti naturali durante l'orario di lavoro. L’efficacia della realtà virtuale nel promuovere effetti ristorativi e di attivare il sistema calmante (proprio come accade quando ci si ritrova in ambienti naturali reali) sta nella sua capacità di indurre nell’utente un senso di presenza (Clemente et al., 2025), ovvero la sensazione soggettiva di "essere lì", il sentirsi presenti all'interno di un ambiente informativo, reale o virtuale (Triberti & Riva, 2015). Gaggioli e Chirico (2015) hanno infatti dimostrato che le emozioni e il senso di presenza sperimentati in un ambiente naturale virtuale immersivo non si distanziano significativamente dall’esperienza vissuta in un ambiente naturale reale, dando prova dell’autentico coinvolgimento che è possibile vivere all’interno di uno scenario virtuale.
Le esperienze immersive sviluppate da Become, come Il Giardino Segreto, La Spiaggia al Tramonto e La Cascata nella Prateria, si basano proprio sui principi appena descritti, proponendo ambienti naturali virtuali in grado di attivare il sistema calmante e, conseguentemente, placare lo stato di attivazione. La loro efficacia risiede nella capacità di offrire, in pochi minuti e in qualsiasi contesto (aziendale, domestico e non solo), un’esperienza coinvolgente che promuove il recupero dallo stress, rendendole particolarmente adatte alle esigenze dei contesti lavorativi. Attraverso un protocollo a fasi, questa sensazione di benessere è possibile legarla ad un’àncora (di tipo tattile, olfattivo, etc.) in modo da poter richiamare la sensazione di benessere tutte le volte che se ne sente la necessità.
LA REALTA' VIRTUALE PER IL CHANGE MANAGEMENT
La Realtà Virtuale nell’ambito della formazione aziendale e professionale è già una realtà, ed è stato ampiamente dimostrato il suo potenziale per l’apprendimento di conoscenze procedurali e tecniche (Dubiel et al., 2025). La Realtà Virtuale, infatti, consente la simulazione in contesti realistici, interattivi e sicuri di moltissime competenze professionali (ad esempio il pilotaggio di aerei, l’esecuzione di procedure di sicurezza, la sperimentazione del funzionamento e manutenzione delle apparecchiature, lo svolgimento di operazioni chirurgiche ecc.), in altre parole le hard skills.
Una nuova frontiera della formazione riguarda, invece, l’utilizzo della realtà virtuale per il potenziamento delle soft skills, ovvero quelle competenze trasversali, applicabili dunque a diversi contesti, che possono riguardare e comprendere predisposizioni personali, capacità di pensiero di ordine superiore, capacità di leadership, capacità interpersonali e abilità di comunicazione.
In questo contesto, la realtà virtuale è emersa come uno strumento promettente per lo sviluppo delle soft skills grazie alla sua capacità di creare ambienti immersivi e controllati, difficilmente replicabili dai metodi tradizionali. Ciò è stato magistralmente dimostrato dal celebre studio di PwC (Eckert & Mower, 2020), il quale ha preso avvio dalle seguenti domande:
- La realtà virtuale, dimostratasi efficace nell’apprendimento e nella pratica di competenze tecniche, è altrettanto utile per la formazione delle competenze trasversali, quali ad esempio la leadership o le relazioni interpersonali?
- In questo ambito, la realtà virtuale presenta dei vantaggi significativi rispetto ai tradizionali metodi di apprendimento in aula o in modalità e-learning?
Lo studio ha messo a confronto tre distinte modalità di formazione - in aula, e-learning e realtà virtuale - per lo sviluppo di soft skills manageriali legate alla leadership inclusiva. Il progetto ha coinvolto manager di 12 sedi PwC negli Stati Uniti, i quali sono stati valutati prima, immediatamente dopo e 30 giorni dopo il corso. L’analisi dei dati ha esaminato non solo l’efficacia formativa delle diverse modalità, ma anche i costi e il potenziale ritorno sull’investimento (ROI) di un’eventuale adozione su larga scala della formazione in VR in contesti aziendali.
I risultati ottenuti dallo studio di PwC sono sorprendenti e dimostrano inequivocabilmente il valore aggiunto dell’integrazione della Realtà Virtuale nella formazione per le competenze trasversali:
- I dipendenti formati tramite realtà virtuale hanno completato il corso fino a quattro volte più velocemente rispetto all’aula e 1,5 volte più rapidamente rispetto all’e-learning,
- La fiducia dei partecipanti nell’applicare quanto appreso è aumentata fino al 275% dopo la formazione in realtà virtuale, con un incremento del 40% rispetto alla formazione in aula e del 35% rispetto all’e-learning: la realtà virtuale offre infatti un ambiente sicuro e controllato per mettere in pratica le competenze apprese anche in situazioni difficili.
- Il coinvolgimento emotivo dei partecipanti nella formazione in realtà virtuale è risultato essere 3,75 volte superiore rispetto all’aula e 2,3 volte rispetto all’e-learning: le simulazioni in realtà virtuale creano esperienze vissute come reali e significative, suscitando emozioni in grado a loro volta di rendere più profondo l’apprendimento.
- I partecipanti alla formazione in realtà virtuale sono risultati fino a quattro volte meno distratti rispetto a chi ha seguito l’e-learning e 1,5 volte rispetto alla modalità in aula, a conferma della capacità dello strumento di mantenere alta l’attenzione grazie alla sua caratteristica immersività.
- Infine, lo studio ha evidenziato che, nonostante un investimento iniziale superiore, la realtà virtuale diventa più economica delle altre modalità di formazione quando erogata su larga scala, superando il break-even point già a 375 partecipanti rispetto all’aula e a 1.950 partecipanti rispetto all’e-learning.
Questi risultati confermano che, così come la Realtà Virtuale ha rivoluzionato l’apprendimento di competenze tecniche e procedurali, essa rappresenta oggi una soluzione efficace e strategica anche per lo sviluppo delle soft skills.
L’efficacia dell’integrazione di questa tecnologia per l’apprendimento e la formazione può trovare spiegazione in diversi quadri teorici. In particolare, le teorie dell’apprendimento esperienziale evidenziano come un coinvolgimento attivo e multisensoriale nei compiti di apprendimento favorisca una più efficace acquisizione e memorizzazione delle competenze. In questa circostanza, la realtà virtuale si configura come un contesto di apprendimento ideale, poiché consente ai partecipanti di mettersi alla prova in prima persona in situazioni altamente realistiche e coinvolgenti (Abdelhay, 2024). Inoltre, la teoria dell’autodeterminazione (Deci & Ryan, 2000) evidenzia come la motivazione intrinseca - alimentata da percezioni di autonomia, competenza e relazione - sia un fattore chiave nell’apprendimento efficace. In ambienti di realtà virtuale, gli utenti possono godere di un certo grado di controllo sulle proprie azioni ed esplorare scenari in modo autonomo, condizioni che possono favorire, se ben progettate, un aumento della motivazione e del coinvolgimento. Infine, la natura immersiva della realtà virtuale sembra supportare la teoria del carico cognitivo (Sweller, 1988), secondo la quale l'apprendimento è ottimizzato quando il carico cognitivo è ridotto al minimo. Quando si fa esperienza della realtà virtuale, gli utenti sono completamente immersi nello scenario, riducendo le distrazioni esterne e permettendo loro di concentrarsi sulle informazioni rilevanti. Questa implicazione teorica suggerisce che gli ambienti immersivi possono essere particolarmente efficaci nel ridurre il sovraccarico cognitivo in scenari di formazione complessi, consentendo agli utenti di dedicare le risorse cognitive esclusivamente agli elementi rilevanti per il compito (Abdelhay, 2024).
In quest’ottica, le esperienze immersive di Become per il Change Management applicano concretamente i principi evidenziati dalla letteratura. Attraverso scenari metaforici, costruiti secondo una logica di storytelling immersivo, i partecipanti vengono guidati a riflettere profondamente sulla propria situazione lavorativa e sui propri limiti e risorse che entrano in gioco in essa, affrontando temi come l’autostima, la capacità di adattamento, la resistenza allo stress, la comunicazione efficace, il problem solving, la negoziazione ecc.
La multisensorialità degli ambienti virtuali, unita al senso di presenza e al forte coinvolgimento emotivo generato dalla narrazione vissuta in prima persona, favoriscono l’apprendimento esperienziale, rendendo il lavoratore protagonista del proprio percorso formativo. Coerentemente con quanto dimostrato dagli studi sulla formazione in realtà virtuale, questo approccio rende i percorsi più efficaci, memorabili e trasformativi, supportando concretamente le persone e le organizzazioni nei processi di cambiamento.
CONCLUSIONI
Nel corso di questo articolo sono state presentate diverse evidenze di valore scientifico e teorie che dimostrano il valore aggiunto dell’utilizzo della Realtà Virtuale per sostenere il benessere organizzativo. Tali contributi evidenziano anche il potenziale delle tecnologie immersive nel contribuire allo sviluppo e alla crescita dei professionisti all’interno del proprio contesto lavorativo. E’ però importante evidenziare la necessità di un cultura organizzativa che sostenga attivamente l’innovazione e si mostri pronta e propositiva rispetto all’utilizzo di tecnologie emergenti come quelle immersive. Abdelhay (2024) ha infatti mostrato il ruolo moderatore della cultura organizzativa nei risultati della formazione in realtà virtuale - in particolare in termini di maggiore coinvolgimento e immersione - mettendo in evidenza quanto i fattori contestuali incidono sull’efficacia dell’adozione tecnologica. Questo risultato è coerente con la teoria cognitiva sociale (Bandura, 1986), secondo cui l’ambiente influisce sul comportamento e sull’apprendimento degli individui. In contesti organizzativi che valorizzano l’innovazione tecnologica, dunque, i dipendenti tendono a mostrarsi più ricettivi verso strumenti formativi innovativi come la realtà virtuale, favorendo così un’esperienza formativa più profonda ed efficace.
In quest’ottica, promuovere una cultura organizzativa aperta all’innovazione diventa non solo auspicabile, ma fondamentale per valorizzare appieno il potenziale trasformativo della Realtà Virtuale. Solo un contesto che incoraggia sperimentazione, fiducia nel cambiamento e apprendimento continuo può favorire un’adozione efficace e duratura di questi strumenti.
L’augurio, dunque, è che sempre più aziende investano non solo nella tecnologia, ma anche in una cultura organizzativa capace di valorizzarla, riconoscendone il potenziale per la crescita del capitale umano.
Bibliografia:
Abdelhay, S. The role of virtual reality in employee training and development: Mediating role of engagement and immersion, moderating role of organizational culture.
Baroni, M. R. (2008). Psicologia ambientale. Società editrice il Mulino.
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Clemente, D., Theodorou, A., Romano, L., Russo, C., Rodelli, R., Casagrande, G., & Panno, A. (2025). The effect of exposure to VR vs. 2D virtual environments on restorativeness: The mediating role of the sense of presence. International Journal of Human-Computer Interaction, 41(8), 4567-4582.
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