Di Giulia Bergamaschi e Luca Bernardelli
Negli ultimi anni, la psicologia ha vissuto una profonda trasformazione: le neuroscienze stanno ridefinendo la comprensione del disagio emotivo e si sta promuovendo sempre di più il benessere psicologico della collettività.
Sono sempre più numerosi gli studi che confermano l’efficacia della Realtà Virtuale nel trattamento dei disturbi psicologici e psichiatrici.
È in questo terreno fertile che nasce Augmented Psychology, un metodo che rappresenta un ponte innovativo tra psicologia clinica, psicoterapie e tecnologie immersive, con l’obiettivo di facilitare l’esperienza trasformativa, anche per chi trova difficile attingere al proprio mondo immaginario.
Questo metodo clinico-narrativo utilizza la Realtà Virtuale per guidare la persona in brevi storie di trasformazione, viaggi metaforici capaci di evocare emozioni, intuizioni e rielaborazioni nelle persone che li vivono, accompagnate da un professionista formato. Ogni esperienza immersiva di Realtà Virtuale è un corto cinematografico in 3D, costruito su sceneggiature elaborate in collaborazione con psicoterapeuti di vari orientamenti, neuroscienziati, artisti visivi e sonori, sviluppatori e designer. Queste storie trasportano l’utente in narrazioni guidate ad alto impatto sensoriale ed emotivo.
LE CORNICI TEORICHE DI RIFERIMENTO
L’impianto teorico del metodo si fonda sull’integrazione di diverse epistemologie, dove la metafora gioca un ruolo centrale, intesa non solo come figura retorica ma come potente strumento terapeutico.
L’Acceptance and Commitment Therapy (ACT) propone un modello centrato sulla flessibilità psicologica, invitando l’individuo ad accogliere emozioni e pensieri difficili, senza evitarli e senza combatterli ma semplicemente accettandoli, impegnandosi in azioni che riflettano i propri valori più autentici. La Compassion Focused Therapy (CFT) si concentra sullo sviluppo della compassione verso sé stessi e gli altri, promuovendo una risposta gentile alla sofferenza e contrastando l’autocritica. Numerosi studi, tra cui quelli di Neff e Dahm (2015) e di Kirby et al. (2017), hanno dimostrato come l’autocompassione sia associata a una significativa riduzione di ansia, depressione e distress, e a un aumento del benessere emotivo, della soddisfazione e dell’intelligenza emotiva.
Un altro fondamento teorico rilevante è rappresentato dalla Experiential Cognitive Therapy, che valorizza l’esperienza diretta, corporea e immaginativa come mezzo per accedere a schemi cognitivi profondi e trasformarli.
In particolare, l’approccio denominato Externalizing Metaphors Therapy (EMT), sviluppato da McGuinty e collaboratori (2012), consente di esternalizzare i problemi e affrontarli metaforicamente, generando nuove possibilità di comprensione e cambiamento.
Questi approcci, apparentemente diversi tra loro, trovano una profonda coerenza nell’uso dell’esperienza soggettiva come via di accesso alla trasformazione. In Augmented Psychology, la Realtà Virtuale non è solo un supporto tecnologico, ma diventa il contenitore in cui queste epistemologie prendono forma e agiscono sinergicamente, rendendo il cambiamento psicologico un’esperienza vissuta, incarnata e memorabile.
Il cuore del metodo è l’uso terapeutico della narrazione metaforica, animata e sonorizzata in ambienti virtuali multisensoriali. Le esperienze immersive sono progettate per attivare simultaneamente entrambi gli emisferi cerebrali, favorendo ristrutturazioni emotive e cognitive più rapide, profonde e durature. Grazie a un design ispirato al viaggio dell’eroe (Campbell, Vogler) e a modelli narrativi universali (Propp, Greimas, Bruner), ogni scenario guida la persona in un percorso di trasformazione.
Dalla barca che supera una tempesta al cuore di ghiaccio che riprende a battere, dalla scalata di una montagna con uno zaino pieno di pietre pesanti alla foglia trasportata dal fiume che, dopo alcune esperienze fallimentari, ritrova nuova linfa, ogni metafora attiva emozioni, memorie e insight personali, aiutando a dare un nuovo senso alle esperienze di vita.
La Realtà Virtuale viene così utilizzata non solo per superare le difficoltà immaginative di alcuni pazienti (Cebolla et al., 2019), ma anche per costruire una libreria analogica condivisa tra terapeuta e paziente, facilitando l’alleanza terapeutica, una maggior introspezione e un apprendimento esperienziale.
Le esperienze immersive di Augmented Psychology vengono somministrate attraverso il protocollo clinico di Pratica Clinica Aumentata dalla Realtà Virtuale, strutturato per accompagnare l’utente in un percorso di rielaborazione graduale e trasformativo. Il processo si articola in cinque fasi, ciascuna con una funzione specifica, ispirata ai modelli dell’apprendimento esperienziale degli adulti, come quello elaborato da Kolb. Non si tratta solo di un metodo, ma di una metodologia che integra psicologia, narrazione trasformativa e tecnologie esperienziali per accompagnare l’individuo verso una nuova forma di cambiamento.
LO STORYTELLING IMMERSIVO
Augmented Psychology rende possibile questo passaggio grazie a percorsi virtuali multisensoriali che coinvolgono attivamente la mente e il corpo in un processo narrativo trasformativo. L’utente non è più un osservatore, ma un partecipante immerso in una storia analogica, costruita per evocare temi psicologici ed esistenziali profondi attraverso potenti metafore visive.
Queste narrazioni non sono semplici visualizzazioni guidate, ma vere e proprie esperienze cinematografiche in Realtà Virtuale, accompagnate da colonne sonore originali e ambientazioni progettate per stimolare il sistema nervoso attraverso suoni, colori, oggetti e movimenti. La voce narrante, il ritmo, le musiche concorrono a creare un coinvolgimento profondo e multisensoriale che favorisce l’accesso a stati emotivi spesso inaccessibili verbalmente.
In questo contesto, la metafora perde la sua natura puramente linguistica e diventa un’esperienza incarnata, vissuta, immersiva. Non si tratta più solo di "parlare per immagini", ma di "abitare" le immagini. Il paziente viene messo nella condizione di esplorare i propri vissuti, proiettandoli su scenari narrativi che stimolano insight, consapevolezza e possibilità di cambiamento.
Alla base di Augmented Psychology vi è una forma particolare di narrazione: lo storytelling immersivo, inteso non solo come trasmissione di significato, ma come esperienza trasformativa. Qui la narrazione non viene semplicemente ascoltata o immaginata: viene vissuta. L’utente è protagonista di un personale “viaggio dell’eroe” in cui parte da una situazione personale che necessita di un cambiamento positivo, affronta sfide, incontra risorse interiori, supera ostacoli e arriva a una nuova consapevolezza di sé. Come afferma Fontana (2016), lo storytelling non è solo un modo per rappresentare la realtà, ma ha la capacità di trasformarla. Questo vale ancor più quando la narrazione diventa corporea, emozionale e multisensoriale, come nelle esperienze di Augmented Psychology.
Le ricerche neuropsicologiche a supporto di questa modalità sono numerose. Studi recenti (Gaggioli, 2015; Riva et al., 2020) dimostrano che la Realtà Virtuale attiva nel cervello meccanismi simili a quelli coinvolti nella percezione reale, attraverso processi di simulazione percettiva e predittiva. Vivere un’esperienza in Realtà Virtuale significa non solo immaginare, ma reagire, emozionarsi, agire come se si trattasse di un’esperienza reale. Questo coinvolgimento diretto genera spesso ristrutturazioni emotive e cognitive profonde.
Il modello su cui si fonda Augmented Psychology non è legato a un unico approccio, ma adotta una prospettiva integrata, trasversale e trans-epistemologica. Si muove tra interventi di tipo top-down, che agiscono sulle credenze e sui pensieri per influenzare il vissuto emotivo, e approcci bottom-up, che partono dalle emozioni e dalle sensazioni corporee per stimolare cambiamenti cognitivi e comportamentali. Questo doppio movimento viene attivato in modo sinergico dalle esperienze immersive, che sollecitano sia l’intuizione sia il ragionamento.
In questo modo, il paziente/utente entra in un ciclo esperienziale completo: azione, riflessione, consapevolezza, apprendimento e trasformazione. La metafora diventa un vero e proprio dispositivo di senso, che non solo aiuta a comprendere, ma permette anche di cambiare. E la tecnologia, lungi dal sostituirsi alla relazione terapeutica, diventa uno strumento potente per amplificare e rendere più accessibile l’esperienza del cambiamento psicologico e… la relazione stessa!
Negli ultimi anni, la Realtà Virtuale ha conquistato un ruolo crescente all’interno della pratica clinica, consolidandosi inizialmente come strumento elettivo della terapia cognitivo-comportamentale (CBT), soprattutto nel trattamento delle fobie e dell’ansia tramite la Virtual Reality Exposure Therapy (VRET). Tuttavia, le potenzialità terapeutiche della Realtà Virtuale non si esauriscono nel paradigma dell’esposizione graduale: al contrario, la ricerca contemporanea ne sta ampliando l’impiego in direzione di modelli profondamente diversi tra loro, inclusi quelli psicodinamici, sistemici, transpersonali …
Tradizionalmente utilizzata per simulare scenari temuti, oggi la Realtà Virtuale si trasforma in un dispositivo metaforico: non più solo simulazione, ma costruzione di vere e proprie storie di trasformazione che coinvolgono la persona a livello multisensoriale ed estendono il setting in uno spazio narrativo esperienziale.
Ora vediamo come il metodo Augmented Psychology può essere utilizzato nei vari approcci psicoterapeutici.
AUGMENTED PSYCHOLOGY NELL’APPROCCIO COGNITIVO-COMPORTAMENTALE
Augmented Psychology si configura come un potente ampliamento esperienziale dell’approccio cognitivo‑comportamentale, integrando training su esposizione, ristrutturazione cognitiva e autoregolazione emotiva con componenti di imagery guidato, mindfulness e storytelling terapeutico. Attraverso ambientazioni multisensoriali immersive, il paziente viene coinvolto attivamente nella messa in scena di simboli e metafore che rappresentano emozioni, pensieri e schemi disfunzionali interiorizzati, in dialogo diretto con la sua esperienza corporea e immaginativa.
Le narrative immersive sono progettate per stimolare simultaneamente le reti percettivo‑reattive, immaginative, emotive, cognitive e metacognitive, attivando reti neurali coinvolte nella memoria procedurale, nella regolazione affettiva e nella simulazione mentale. Questo approccio favorisce una rielaborazione profonda dei vissuti; consente una disattivazione graduale delle emozioni negative (desensibilizzazione) e una valorizzazione delle emozioni positive, sostenendo processi di crescita post-traumatica e riabilitazione psicologica.
Tra le esperienze immersive di Augmented Psychology ci sono scenari particolarmente utili nel lavoro cognitivo-comportamentale. In L’albero e i germogli, il paziente si confronta con un contesto che richiama vissuti di fragilità e inadeguatezza: l’esperienza permette di attivare pensieri e emozioni legati all’autostima e di sperimentare un percorso graduale di rinforzo, che può essere rielaborato nella fase di debriefing per favorire nuove modalità di auto-valutazione e di gestione della vulnerabilità.
In Il mare e la barca a vela, l’utente affronta un’improvvisa tempesta dopo una fase iniziale di calma. Questo cambiamento repentino stimola la risposta ansiosa e la percezione di perdita di controllo, permettendo un lavoro di esposizione metaforica guidata. Attraverso l’esperienza, la persona ha la possibilità di osservare le proprie reazioni fisiologiche ed emotive e di apprendere strategie di coping utili per riconquistare un senso di padronanza. In questo modo la realtà virtuale diventa un contesto sicuro e protetto per esercitare nuove abilità di regolazione emotiva e di ristrutturazione cognitiva.
Queste esperienze, integrate all’interno di un contesto clinico di enquiry, favoriscono insight, ristrutturazioni cognitive e una rielaborazione emotiva esperienziale. Il vissuto immersivo promuove l’acquisizione di nuove strategie di autoregolazione, rendendo il percorso terapeutico più vivo, memorabile, radicato e facilmente generalizzabile alla vita quotidiana.
Infine, esperienze immersive come queste si integrano perfettamente in approcci di ACT, Compassion-Focused Therapy e Schema Therapy:
- ACT: favoriscono la defusione dagli automatismi cognitivi e l’esperienza diretta, aiutando il paziente a riconnettersi ai propri valori attraverso metafore incarnate e un contatto consapevole con l’esperienza presente.
- Compassion-Focused Therapy: stimolano intenzionalmente i sistemi di protezione della minaccia e di ricerca di stimoli e risorse, per poi accompagnare il paziente, in setting sicuro, verso emozioni correttive e nuove modalità di risposta meno minacciose e più funzionali.
- Schema Therapy: creano spazi sicuri per il limited reparenting e l’imagery rescripting, facilitando la rielaborazione dei bisogni emotivi insoddisfatti e la trasformazione degli schemi maladattivi attraverso esperienze simboliche e multisensoriali.
AUGMENTED PSYCHOLOGY NELL’APPROCCIO PSICODINAMICO
Augmented Psychology rappresenta un’evoluzione significativa dell’integrazione tra esperienza simbolica e tecnologia immersiva. Attraverso scenari metaforici ad alta intensità sensoriale, il paziente non rimane spettatore passivo, ma diventa agente attivo di un viaggio trasformativo in cui corpo, immaginario e memoria implicita entrano in dialogo dinamico con la coscienza.
Nella prospettiva psicodinamica, in cui l’inconscio si esprime attraverso simboli, sogni e narrazioni interiori, la Realtà Virtuale si configura come uno “spazio psichico aumentato”: un setting protetto e al tempo stesso stimolante, in cui i contenuti profondi possono emergere in forma visiva, incarnata e multisensoriale.
La combinazione di stimoli visivi, sonori e, in alcuni casi, cinestesici favorisce l’attivazione di reti neurali implicate nei processi di memoria autobiografica, regolazione emotiva e integrazione sensomotoria. In questo modo il paziente può accedere a vissuti profondi e preverbali, spesso difficilmente raggiungibili attraverso il solo dialogo clinico. L’ambiente immersivo facilita infatti l’emergere di contenuti inconsci, riducendo le difese razionali e permettendo che desideri, paure o conflitti latenti si manifestino attraverso meccanismi proiettivi e simbolici.
Le metafore utilizzate – come il cuore di ghiaccio che lentamente riprende a battere nello scenario ne La caverna ghiacciata e il cuore, il piccolo albero fragile che cresce tra i suoi simili più grandi di lui ne L’albero e i germogli, o il micro-viaggio di individuazione ne L’eroe e il drago – fungono da catalizzatori simbolici che attivano processi di proiezione, associazione libera e risonanza affettiva. Queste immagini archetipiche, in linea con le teorie di Jung e con le recenti evidenze di neuroestetica, sollecitano la co-attivazione delle aree limbiche e corticali, facilitando la rielaborazione di materiali rimossi, conflitti latenti o pattern relazionali interiorizzati.
Grazie a questo dispositivo simbolico-immersivo, il terapeuta può co-costruire con il paziente un’esperienza trasformativa, in cui la dimensione sensoriale ed emozionale amplifica la profondità interpretativa. La Realtà Virtuale diventa così un’estensione del setting tradizionale, capace di rafforzare l’alleanza terapeutica, stimolare l’insight e sostenere processi di integrazione psichica più rapidi e duraturi.
AUGMENTED PSYCHOLOGY NELL’APPROCCIO SISTEMICO-RELAZIONALE
Nel modello sistemico, che considera l’individuo all’interno di reti di significato costruite e mantenute nelle relazioni, le esperienze immersive offrono un potente contesto di esplorazione condivisa. La possibilità di far vivere contemporaneamente lo stesso scenario a due membri di una coppia o a più componenti di un nucleo familiare permette di osservare, in tempo reale, somiglianze e differenze percettive, emotive e narrative. Il momento successivo di condivisione – guidato dal terapeuta – diventa uno spazio privilegiato per far emergere i modelli comunicativi, le alleanze, le distanze emotive e le attribuzioni reciproche di significato.
Scenari come La montagna e lo zaino, in cui il partecipante si alleggerisce progressivamente di pesi simbolici rappresentati da massi nello zaino, consentono di lavorare sui carichi emotivi ed eredità familiari interiorizzate, stimolando la riflessione su ciò che ciascuno sente di portare per sé o “per gli altri”. Allo stesso modo, in Il fiume e la foglia, il percorso di più foglie che affrontano o evitano il flusso della vita può evocare ruoli familiari, strategie di adattamento e modelli relazionali intergenerazionali.
La condivisione di queste esperienze nel gruppo familiare, unita alla rielaborazione terapeutica, amplifica la consapevolezza delle dinamiche sistemiche e può favorire processi di cambiamento più rapidi e profondi, poiché l’insight non è solo individuale ma co-costruito nella relazione
AUGMENTED PSYCHOLOGY NELL’APPROCCIO TRANSPERSONALE
Nell’approccio transpersonale, che pone al centro l’espansione della coscienza, l’integrazione della dimensione spirituale e il superamento dei limiti dell’Io, le esperienze immersive in Realtà Virtuale possono diventare un catalizzatore per nuovi stati di coscienza e processi di autorealizzazione. Infatti, la Realtà Virtuale offre uno spazio protetto e al tempo stesso “straordinario”, capace di evocare immagini che risuonano in profondità nella psiche del paziente, attivando esperienze trasformative spesso difficilmente raggiungibili con i soli strumenti verbali.
Scenari come quelli raccontati ne L’eroe e il drago — un micro-viaggio di individuazione in cui il partecipante affronta l’oscurità, attraversa la nebbia notturna e, alla fine, riesce ad aprire lo scrigno di luce — funzionano come veri e propri riti di passaggio interiori. Essi permettono di confrontarsi con paure profonde, di riconoscere la propria forza e di accedere a dimensioni di significato che trascendono la biografia personale. Allo stesso modo, La casa nella nebbia accompagna il paziente in un percorso di rinascita simbolica: lasciare andare il superfluo, attraversare l’ombra e ritrovare un centro più autentico.
Queste esperienze incarnano ciò che la psicologia transpersonale descrive come contatto con il Sé più ampio, oltre le identificazioni dell’Io quotidiano. Attraverso il coinvolgimento sensoriale e narrativo della Realtà Virtuale, il paziente non solo immagina ma vive l’esperienza del distacco, della trasformazione e della connessione con dimensioni più vaste di senso. La successiva fase di elaborazione con il terapeuta favorisce l’integrazione di tali vissuti nella vita quotidiana, rendendo la Realtà Virtuale uno strumento che amplifica l’accesso a esperienze di consapevolezza espansa, apertura spirituale e guarigione simbolica.
CONCLUSIONI
Ciò che rende il metodo Augmented Psychology compatibile con un ampio spettro di orientamenti psicoterapeutici è il suo fondamento esperienziale: la centralità dell’esperienza vissuta come motore del cambiamento. Come sottolinea Wolfe (2002), la trasformazione avviene quando è possibile osservare, comprendere e rielaborare ’esperienza soggettiva in uno spazio protetto e condiviso. In questo senso, la Realtà Virtuale si configura non come semplice tecnologia, ma come un linguaggio terapeutico aumentato, in grado di attivare processi bottom-up (emozioni, sensazioni corporee) e top-down (narrazioni, credenze, valori), in un continuo scambio tra intuizione e riflessione. Augmented Psychology non si propone come approccio a sé stante, né intende sostituire le cornici teoriche esistenti. Al contrario, offre ai terapeuti uno strumento integrabile, modulabile e rispettoso della relazione terapeutica. È un acceleratore dell’alleanza, un’estensione esperienziale del setting, un contenitore innovativo in cui esplorare il Sé, stimolare il cambiamento e riattivare risorse personali profonde, sempre sotto la guida e la presenza consapevole di un terapeuta umano formato.
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